CASTELLO DI MUSSOMELI
Informazioni su CASTELLO DI MUSSOMELI
Si presume che il territorio di Mussomeli sia stato abitato fin dall'epoca preellenica (prima del 1500 a.C.) dai Sicani e dai Siculi, attratti dalla sicurezza offerta dalla conformazione del territorio e dalla fertilità della terra. Ciò è testimoniato da numerose zone archeologiche nelle vicinanze del paese. Qualche migliaio di anni dopo, i Romani scelsero queste terre anche perché svolgeva durante le guerre un ruolo di raccordo tra il centro Sicilia e le coste. Nel 1370 Manfredi di Chiaramonte inaugurò il Castello Manfredonico Chiramontano di stile gotico-normanno, costruito su una precedente fortezza araba, che si innalza su una rupe fino a 778 metri: "Il nido D'Aquila". Il castello,situato a due chilometri da Mussomeli,è costruito su una rocca calcarea ad un’altezza di circa 80 metri. Quasi alla base della roccia si trova una cinta muraria posta a difesa della stradella di accesso Sulla vetta si trova una seconda cinta muraria che racchiude la parte residenziale del castello.
Dopo essere saliti attraverso la strada di accesso e dopo aver attraversato un ponte levatoio si accede attraverso una porta ad arco all’interno della prima cinta muraria. Ai due lati della porta d’ingresso si possono ammirare due stemmi intagliati sopra dadi della stessa pietra.
Monte Capodarso e Valle dell Imera Meridionale
Nel cuore della Sicilia, tra le province di Enna e Caltanissetta si estende una delle più belle aree naturalistiche della regione.Lungo il corso del fiume Imera meridionale, tra le falde del Monte Capodarso e del Monte Sabucina, in un contesto archeologico e naturalistico di rara bellezza l'Associazione nazionale Italia Nostra-Onlus ha individuato un territorio da proteggere e salvaguardare, onde consentire alla popolazione locale la fruizione eco-compatibile dei luoghi e contribuire allo sviluppo di un turismo culturale che consenta di godere le meraviglie della natura ed incrementare l'economia del territorio.Nel fiume confluiscono le acque di numerosi affluenti, fra i quali i fiumi Morello e Torcicoda. Questi corsi d'acqua, a regime torrentizio, sono caratterizzati da un andamento meandriforme.L'acqua del fiume a volte abbandona il suo corso creando dei meandri simili a stagni, dove nidificano molte specie animali, alcune delle quali in via d'estinzione.E' presente, inoltre, la tipica vegetazione degli ambienti rupestri con essenze tipiche della macchia mediterranea e quella degli habitat acquatici. I calanchi della riserva presentano endemismi quali l'Aster sorrentinii e la Lavathera agrigentin.
Parco archeologico di Gibil Gabib
Il parco archeologico di Gibil Gabib è situato a circa 5 km da Caltanissetta su una collinetta che domina il versante sud-orientale della valle del fiume Salso e alla quale i Saraceni diedero il nome di citta' dei morti (Gibil-Gabib,); su di essa fu, infatti, rinvenuta un'importante necropoli, con sepolture che vanno dall'VIII al III secolo a.C.
Il sito è costituito da tre piattaforme digradanti verso sud-est e fu sede di insediamenti preistorici, indigeni divenuto successivamente, centro ellenico e, che qualcuno ha pensato di poter identificare con l'antica Nissa, da cui piu' tardi sarebbe nata la citta' di Caltanissetta.. Gli scavi in quest'area furono iniziati alla metà del 1800 dal Landolina di Rigilfi e vennero ripresi nel 1880 da Antonio Salinas, negli anni '50 da Dinu Adamesteanu ed, infine, nel 1984 . Proprio alla metà del '900 vennero portati alla luce alcuni ambienti risalenti al VI secolo a.C., parti della cinta muraria, e ceramica riferibile alla facies di Castelluccio (età del bronzo antico), mentre negli anni '80 è stato riportato alla luce un vero torrione di difesa della metà del VI sec. a.C., cosa che ha permesso, tra l'altro, di chiarire la destinazione delle cinte murarie rinvenute negli anni '50.
Dagli scavi presso gli ambienti sono stati rinvenuti vasi, oggetti di uso quotidiano, piatti e lucerne. Sono state ritrovate anche una statua di divinità fittile femminile e una testina fittile di offerente che testimoniano l'esistenza di vari spazi di culto nell'abitato. Ai piedi dell' altura si estendevano due necropoli da cui provengono i corredi con ceramica siceliota a figure rosse.
Sabucina
Il Sito di di Sabucina si trova a circa 10 Km. a NE di Caltanissetta, in una posizione strategica che domina la valle del Salso, l'antico Imera, e si eleva a m. 720 m. s.l.m. Insieme alla montagna di Capodarso, la montagna diSabucina controlla il punto in cui la valle del Salso si restringe e proprio per questa ubicazione strategica e geografica essa occupò nell'antichità una posizione di notevole rilievo a controllo delle vie di penetrazione militare e commerciale verso il territorio più interno di questa parte dell'isola, coincidente con l'area dell'antica Sikania.
Pertanto, anche se nel corso dei secoli mutarono le condizioni storiche e politiche, sul sito di Sabucina si susseguirono una serie di insediamenti, i quali, scanditi da poche interruzioni, si collocano cronologicamente dall'età del bronzo antico (fine III - inizi del II millennio a. C.) all'età ellenistica (inizi del III sec. a. C.). I dati archeologici ricavati dall'indagine scientifica e metodologica consentono di delineare nella maniera seguente le varie fasi di vita del centro di Sabucina.
Nell'età del bronzo antico, ai piedi della montagna di Sabucina, esistevano alcuni villaggi di facies castellucciana (XXIII-XV sec. a. C.);
Tra il XIII e il X sec. a. C., sui pendii della collina di Sabucina sorse un esteso abitato capannicolo della facies di Pantalica Nord del quale è stato possibile distinguere tre momenti di uso;
Tra il X e il IX sec. a. C., un modesto abitato riferibile all'o-rizzonte culturale di Cassibile, si impiantò sui resti del precedente villaggio capannicolo;
Tra l'VIII ed il VII sec. a. C., un nuovo insediamento con case rettangolari occupò la vetta e le pendici dell'altura e furono organizzate anche le aree di culto;
Nel VI sec. a. C., il sito venne ellenizzato dai coloni greci di Gela nell?ambito del loro progetto espansionistico verso l'interno della Sicilia, secondo un preciso disegno politico e militare, che prevedeva la fondazione di phouria (centri fortificati), o vere e proprie poleìs, a controllo delle vie di penetrazione commerciale e militare. In questo periodo furono costruiti il muro di fortificazione e gli ambienti a destinazione domestica.
Intorno alla metà del V sec. a. C., il centro subì una violenta distruzione; come tanti altri centri fortificati, ad opera di Ducezio, durante la rivolta delle città sicule contro i Greci (Diod. Xl, 91);
Nella seconda metà del IV sec. a. C., la città fu ricostrui-ta e chiusa da una nuova fortificazione, rafforzata da torri;
Nel corso del IV sec. a. C., Sabucina, così come tante altre città dell'Isola, fu nuovamente ripopolata, ad opera di Timoleonte, con nuovi coloni; l'abitato fu ricostruito e il muro di fortificazione rinforzato;
Dopo il 310 a. C. il sito fu abbandonato e la popolazio-ne si trasferì in fattorie e borghi ubicati ai piedi della collina;
Per l'età romana, imperiale soprattutto, si ha la testimonianza del formarsi di fattorie e ville nella pianura che si estende ai piedi della montagna, come suggerisce, peraltro, il complesso abitativo di Piano della Clesia e la relativa necropoli in contrada Lannari, dalla quale proviene il busto ritratto marmoreo dell?imperatore Geta (206-212 d.C.).
Quasi tutti i reperti di Sabucina sono attualmente custoditi nel museo archeologico di Caltanissetta mentre nel parco sono ancora visibili i resti delle abitazioni delle popolazioni che abitarono il sito nel tempo, poi, a sud ovest del villaggio, l'area sacra , probabilmente dedicata a divinità ctonie, e la Necropoli.
Lago Sfondato
La riserva naturale integrale Lago Sfondato, affidata in gestione a Legambiente nel 1998, è stata istituita dalla Regione Siciliana, nel 1997, per tutelare un ambiente di notevole interesse geologico e per studiare la morfologia carsica del lago.
La riserva, estesa circa 13 Ha, ricade nel territorio de Comune di Caltanissetta e dista circa 8 Km dal centro abitato di Marianopoli.
Il lago, è posto ad oriente di M.te Mimiani ad una quota di circa 370 metri s.l.m. .
Dai rilievi effettuati da G. Cumin nel 1948 il lago ha una superficie di 3404 m2 , un perimetro di 219 metri e una profondità massima di 13.50 metri.
Nella raccolta degli etno-fondi che riguardano il lago emergono interessanti racconti popolari. Il primo riguarda la stessa formazione del lago il cui sprofondamento si pensa sia dovuto agli scavi, effettuati alla fine del 1800, per la realizzazione della galleria ferroviaria di Marianopoli che ancora oggi è la più lunga dell’intera regione. Una leggenda popolare narra che il lago, vista la sua profondità, sia in collegamento diretto con il mare. Inoltre tra gli vecchi cacciatori del luogo si racconta che nella profondità del lago viva una enorme biscia (in verità la stessa leggenda è ripetuta in varie forme in molti altri corsi d’acqua dell’isola).
Infine una antica consuetudine viene tramandata dai raccoglitori di erba e dagli agricoltori della zona, che utilizzavano una pianta, l’euforbia rigida, dal potere sedativo, detta volgarmente "Rizzitiddu", per catturare le anguille presenti nel vicino fiume Salito e nei suoi affluenti. Infatti le radici delle piante, sparse in una conca formata dal fiume, saturavano con il loro latice l’acqua (comunemente "attassavano") stordendo le anguille che salivano in superficie e così venivano catturate.
Monte Conca
Questa meravigliosa realtà di Madre Natura si trova nella Sicilia centrale, in provincia di Caltanissetta. Ricade esattamente nel territorio del comune di Campofranco con un'estensione di 2,45 Kmq. E' stata istituita per tutelare alcune grotte e singolari fenomeni carsici superficiali molto interessanti dal punto di vista scientifico e naturalistico. E' caratterizzata dalla presenza del rilievo gessoso omonimo, esteso per circa ! Kmq. a quota 437 mt. sulla sinistra del fiume Gallo d'Oro. Questo corso d'acqua attraversa da est a ovest la stessa riserva. A nord troviamo i rilievi di Cozzo Don Michele, Rocche di Don Michele e Rocche di Tullio. Dalle prime esplorazioni all'istituzione della Riserva La zona inizia ad essere esplorata dagli speleologi a metà degli anni '70, quando alcuni appassionati del CAI di Palermo esplorarono l'inghiottitoio di Monte Conca, una cavità assorbente in cui si convogliano le acque superficiali di un vasto territorio. La grotta era conosciuta solo parzialmente, a esclusione di quelle parti con grandi salti verticali, con pozzi che raggiungevano complessivamente la profondità di oltre 100 metri. Per la prima volta si poteva osservare una grotta in roccia gessosa con caratteristiche molto simili a quelle dei calcari. Infatti, se da un lato notevoli erano i depositi di argilla e sedimenti trasportati dal torrente sotterraneo, sotto un altro aspetto erano del tutto inusuali e di grande effetto scenico i pozzi-cascata, con alla base piccoli laghetti, scavati dal continuo lavorìo delle acque e dei detriti trasportati. I ricercatori allargarono a questo punto le esplorazioni alle zone circostanti, scoprendo la risorgenza connessa con l'inghiottitoio: la Grotta di Carlazzo, collocata alla base nord di Monte Conca, dal lato opposto al punto di scomparsa delle acque superficiali.Altre ricerche permisero di scoprire interessanti grotte nell'area. Ciò diede nuovo impulso alla ricerca speleologica nelle aree gessose della Sicilia, con la scoperta di diverse decine di grotte anche di notevole sviluppo e valenza naturalistica. Nel 1985 il territorio di Monte Conca venne segnalato all'Assessorato Regionale Territorio e Ambiente quale emergenza naturalistica meritevole di protezione e pertanto da inserire nel Piano Regionale dei Parchi e delle Riserve Naturali. Roccia, acqua, grotte: così la natura traccia la sua storia Il gesso è un particolare tipo di roccia sedimentaria formatasi per evaporazione di bacini marini e conseguente cristallizzazione del solfato di calcio contenuto nelle acque di mare. Queste rocce sono diffuse in molte parti del mondo, e la loro datazione in Sicilia è di circa sei milioni di anni. Anche i gessi sono soggetti a fenomeni carsici, ma con una solubilità maggiore rispetto al calcare, permettendo lo svilupparsi del fenomeno in modo estremamente rapido.
Dove mangiare e dormire in provincia di Caltanissetta
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Luoghi vicino Monte Capodarso e Valle dell Imera Meridionale
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